Vino biologico cosa significa? Un vino biodinamico cos’è? Vino naturale e vino BIO sono la stessa cosa? Il vino è vegano o no? Mentre anche il mondo dell’enologia avanza verso l’eco-consapevolezza e la sostenibilità, per i consumatori aumentano i termini da imparare, i dubbi e le domande.
Biologico o BIO, biodinamico, naturale, sono termini che spesso descrivono qualità del vino sovrapponibili anche se non intercambiabili. Vediamo di fare chiarezza su cosa contraddistingue un vino biologico certificato, cosa si intende tecnicamente con l’adottare pratiche biodinamiche in vigna, cosa è permesso nella vinificazione naturale.
Quando un vino è biologico?
Cosa significa biologico quando si parla di vino? Come per gli altri prodotti alimentari, l’indicazione “biologico” o “da agricoltura biologica”, indica che la bevanda alcolica è prodotta con uve coltivate biologicamente. La dicitura compare nella denominazione di vendita quando almeno il 95% dei componenti di origine agricola sono biologici.
Gli ingredienti aggiuntivi utilizzati nel processo di vinificazione non devono essere necessariamente biologici.
Passiamo ora a sfatare un mito: quello del vino biologico senza solfiti. I solfiti ci sono, sono quelli naturali del vino in sé e sono quelli eventualmente aggiunti per la stabilizzazione del vino stesso, che possono anche non essere biologici. Quando aggiunti in percentuale controllata non rendono il vino meno degno della dicitura BIO.
Potrebbe capitare di sentire chiamare i vini biologici anche ecologici o vini organici (dall’inglese organic), ma esistono segni inconfondibili sull’etichetta di un vino biologico certificato, stabiliti dalla Comunità europea. In conformità ai regolamenti e alle linee guida, per l’Italia sono: il logo bianco e verde del biologico, il numero di codice dell’organismo di controllo, il luogo in cui sono state coltivate le uve.
Cos’è il vino biodinamico?
La vinificazione biodinamica è una pratica che risale a quasi un secolo fa. A differenza della vinificazione biologica, diversa tra Unione Europea e, ad esempio, Stati Uniti, la distinzione della definizione di biodinamica non cambia da paese a paese.
Avviata negli anni ’20 del XX secolo dal filosofo austriaco Rudolf Steiner, la biodinamica rappresenta un metodo di coltivazione basato su un calendario astronomico che unisce la Terra al resto del Cosmo.
Fuoco, acqua, aria, terra, preparati di origine vegetale e animale, un pizzico di esoterismo, sono tra gli ingredienti principali del metodo biodinamico. I microrganismi sono in simbiosi con le energie ultraterrene, le attività agricole seguono fedelmente le fasi della luna.
Si tende a collegare, e ahimè a volte a confondere, biodinamico e biologico. Questo equivoco nasce dal fatto che nella produzione di vini biodinamici si utilizzano anche pratiche biologiche: ad esempio non si usano pesticidi ma antagonisti naturali di parassiti e infestanti, e la concimazione avviene con il compost piuttosto che con i fertilizzanti chimici.
Per fare chiarezza: il vino biologico non è necessariamente biodinamico, ma un vino biodinamico spesso è biologico.
Anche i vini biodinamici hanno i solfiti tra i componenti, quelli che si sviluppano naturalmente durante la fermentazione, ma anche di aggiunti per stabilizzarne le caratteristiche.
A certificare il vino biodinamico è Demeter, ente internazionale che prende il nome dalla dea greca Demetra, e che appone il proprio marchio a prodotti che già posseggono quello di biologico, dopo ulteriori, severi, controlli.
Il vino naturale, anche BIO e biodinamico
L’idea del vino naturale, nata intorno al 1980, è quasi “romantica”: evoca il massimo rispetto per la natura e la biodiversità, l’assenza di spreco. In realtà, ad oggi, non esiste una definizione univoca e ufficiale, legalmente valida, di “vino naturale”. Il termine si riferisce, in linea generale, a vini prodotti da uve raccolte a mano da vitigni tradizionali, con il minimo intervento dell’enologo in cantina. Nessun additivo, nessun filtraggio o chiarificazione, nessuna forzatura nella fermentazione ma solo lieviti autoctoni. Soprattutto nessuna aggiunta di solfiti (comunemente usati per la conservazione e da non confondere con i solfiti naturali, presenti in tutti i vini).
I vini naturali di solito non vengono fatti maturare in botti di rovere.
In pratica: i vini naturali tendono a essere vini non strutturati, spesso appaiono torbidi, possono avere un gusto non omogeneo anche all’interno della stessa annata. Non avendo solfiti aggiunti la loro stabilità è molto limitata.
Vini naturali e vini biologici hanno qualcosa in comune? Naturalmente un vino naturale potrebbe essere certificato biologico, anzi: pur partendo dagli stessi princìpi, la produzione del vino naturale segue regole ben più severe nelle fasi di vinificazione in cantina. Ovviamente il vino naturale può anche rientrare nella categoria dei vini biodinamici, se il vinificatore rispetta i criteri di cui abbiamo parlato più sopra.
La verità è però che i produttori di vini naturali non amano le etichette e le certificazioni, e rifuggono anche le denominazioni d’origine. Il vino naturale resta perciò avvolto da un alone di poetico mistero, malgrado sia possibile acquistare il vino naturale online o nelle enoteche, come qualsiasi altro vino.
Il vino è vegano o no? È vegetariano?
Perché alcuni vini non sono considerati vegani, e a volte nemmeno vegetariani, se gli ingredienti sono uva e lievito?
La verità è che, oltre all’uva, per produrre il vino talvolta si utilizzano prodotti e additivi che possono essere di origine animale; è in questi casi che il vino smette di essere vegan. Il vino non è vegano quando viene chiarificato con colla di pesce, caseine (proteine del latte) o albumine (proteine dell’uovo).
Quindi vino vegano cosa vuol dire? Semplicemente che, se è stato filtrato, il procedimento è avvenuto con prodotti derivati da proteine di origine vegetale, estratte cioè dagli stessi lieviti di fermentazione oppure da legumi.
Il vino rimane adatto al consumo da parte di chi segue una dieta vegetariana anche se vengono utilizzati derivati di origine animale, a patto che non comportino l’uccisione dell’animale stesso. Nei vini vegetariani sono quindi permesse le albumine e le caseine, ma non la colla di pesce.
Per il momento l’indicazione in etichetta di un vino vegano o vegetariano è solo a discrezione dei produttori. L’azienda vinicola può chiedere le certificazioni relative soltanto ad enti privati. In Italia abbiamo L’AVI (Associazione Vegetariana Italiana) che promuove il marchio “Qualità Vegetariana Vegan®”, che garantisce che nemmeno nell’applicare alla bottiglia l’etichetta vengano utilizzate colle con componenti di origine animale.